Che bellissimo ricordo il giorno in cui uscii dalla concessionaria di moto Sironi di Cantù, (dopo aver staccato un assegno pesantissimo di Lire 1.200.000) in sella a quello che per me era un sogno diventato realtà, la mia prima, nuovissima, rossissima e fiammante 125, ma soprattutto Harley Davidson, un nome che già da tempo girava nella mia testa, anche se in voga ai miei tempi erano soprattutto le Vespa Piaggio ET3, le KTM, SWM e con discreto successo anche la Gilera TG1. Ecco la breve avventura di questa motocicletta in un periodo molto particolare per le sorti della marca di Milwaukee recuperata in rete e che con piacere condivido.
Nel 1960 l'americana Harley Davidson e l'italiana Aermacchi (già Aeronautica Macchi) di Varese formano la società AERMACCHI-HARLEY DAVIDSON per la produzione di motoveicoli leggeri in Italia. Dal 1973 il marchio diventa AMF-HD, ossia al subentro della American Machine Foundry al posto di Aermacchi. La produzione motociclistica si arresta nel 1978, quando Harley Davidson decide di abbandonare la produzione italiana. Nello stesso anno la Cagiva, nata come fabbrica di minuteria metallica fondata da Giovanni Castiglioni, rileva l'azienda per continuare in proprio la produzione motociclistica. Qui di seguito una breve storia del suo primo cavallo di battaglia, la SST 125.
Nel 1960 l'americana Harley Davidson e l'italiana Aermacchi (già Aeronautica Macchi) di Varese formano la società AERMACCHI-HARLEY DAVIDSON per la produzione di motoveicoli leggeri in Italia. Dal 1973 il marchio diventa AMF-HD, ossia al subentro della American Machine Foundry al posto di Aermacchi. La produzione motociclistica si arresta nel 1978, quando Harley Davidson decide di abbandonare la produzione italiana. Nello stesso anno la Cagiva, nata come fabbrica di minuteria metallica fondata da Giovanni Castiglioni, rileva l'azienda per continuare in proprio la produzione motociclistica. Qui di seguito una breve storia del suo primo cavallo di battaglia, la SST 125.
Con la sigla 6F SS 125 si indica una serie di motociclette
fabbricate dal 1975 al 1984, prodotte inizialmente sotto il marchio AMF-Harley
Davidson e proseguite sotto il marchio Cagiva. La sigla 6F si trova stampata
sul telaio in corrispondenza del cannotto di sterzo e costituisce i primi due
caratteri del numero di matricola. In pratica la sigla 6F identifica
esclusivamente i modelli SS 125 (ed i successivi SST 125). La matricola
originaria ha il seguente formato: 6F-6xxxx Hx, dove 6F indica il modello;
6xxxx è la numerazione di partenza per cui 6 è un numero fisso e le successive
quattro cifre indicano il progressivo dei modelli prodotti nell'anno in corso;
H sta per il decennio di produzione (H=197x) mentre l'ultima cifra sta per
l'anno di produzione. In pratica H5=1975, H6=1976 e così via. La matricola dei
modelli prodotti per il mercato degli Stati Uniti ha il seguente formato:
6F-1xxxx Hx. Questo sistema di numerazione matricole è stato usato dal 1975 al
1977.
6F = SS 125 e SST
125
9E = SS 250
7T = SST 250
6A = SS 350 (4
tempi)
8F = SST 350 (2
tempi)
(Harley Davidson Amf SS 125)
LE ORIGINI (1975-1977)
La prima SS 125 prodotta aveva la matricola
6F-60001 H5. Queste moto avevano freni a tamburo su tutte e due le ruote e le
stesse erano esclusivamente a raggi. La strumentazione era costituita dal solo
contachilometri mentre accanto ad esso vi era il quadro di accensione a chiave.
Montava un motore di tipo SX del 1971, già utilizzato dai precedenti Aermacchi,
raffreddato ad aria. Questo motore è stato montato sui modelli SS - SST - SXT
fino al 1984 sia pur con modeste modifiche di miglioramento. Altre
caratteristiche: frecce a bacchetta, tappo serbatoio a vite, carburatore VHB
27, due sole spie: frecce e abbagliante. Le adesive sul serbatoio recavano la
scritta AMF Harley Davidson e le tipiche strisce erano fra loro contrapposte.
LA PRIMA EVOLUZIONE (1978)
Nel 1978 vengono introdotti significativi
cambiamenti negli equipaggiamenti ed il nome del modello diventa SST 125 per
differenziarlo dal precedente. Primo fra tutti l'introduzione del freno a disco
sulla ruota anteriore, al posto del tamburo. Il sistema di alimentazione viene accessoriato
con una nuova scatola filtro. Il quadro strumenti viene ammodernato con
l'introduzione del contagiri elettronico (prima assente) e con lo spostamento
della chiave di accensione in mezzo al quadro. Le spie vengono portate da due a
tre: batteria (GEN), frecce (TURN), abbagliante (HIGH BEAM). Le strisce sul
serbatoio passano da 6 a 5 ed assumono la nota configurazione adottata fino al
1983.
Harley Davidson Amf SST 125
la tipologia del serbatoio e la sua decorazione
L'EPOPEA CAGIVA (1979)
Lo stabilimento di Schiranna
(VA) venne rilevato dalla Cagiva che continuò a produrre gli stessi modelli HD.
La capacità della Cagiva fu quello di rilanciare l'azienda attraverso
un'operazione di marketing senza precedenti. In particolare l'SST 125 divenne
la moto più venduta in Italia, stabilendo un record tutt'ora imbattuto (Piaggio
a parte). Erano i tempi in cui Cagiva e Vespa divennero rispettivamente
"moto" e "scooter" per antonomasia. Inizialmente sul
serbatoio dei motocicli venne apposta la scritta HD-Cagiva che dopo breve tempo
divenne solo Cagiva. Il sistema di
numerazione della matricola assume il formato 6F-xxxxx, dove 6F indica il
modello e xxxxx indica il numero delle unità prodotte, indipendentemente
dall'anno in corso. La prima matricola è 6F-80001.
LA SECONDA EVOLUZIONE (1980-1983)
Nel 1980 la Cagiva presentò la
gamma dei modelli con il nuovo fregio dell'elefantino italiano anzichè l'aquila
americana. Il modello SST subì alcuni miglioramenti soprattutto estetici:
paracatena dritto, carburatore VHBT 27 AD, rimozione blocchetto comandi sul
manubrio destro (engine stop) e sostituzione blocchetto comandi sul manubrio
sinistro, tappo serbatoio a scatto, logo Cagiva sul carter sinistro, frecce con
stelo in gomma dura, pedivella dritta. Ci fu la possibilità di scegliere due
varianti: RR classica con ruote in raggi oppure RL con ruote in lega stampata,
di moda in quegli anni. I colori disponibili erano quattro: blu metallizzato,
nero, bianco, grigio. Successivamente fu reintrodotto il rosso in serie
limitata. Il numero di matricola iniziale del modello 125/81 è 6F-91524, mentre
il numero di matricola iniziale del modello SST/82 è 6F-104024.
Nel 1982 il modello SST 125 fu oggetto di
un'ulteriore innovazione: a partire dal telaio 6F-108816 venne installata
l'accensione elettronica. Fino ad allora l'impianto elettrico, a differenza delle
250 e 350, era alimentato da un volano alternatore meccanico a puntine marca
Dansi; il nuovo volano elettronico era un "Mini 6 Hierro" della
spagnola Motoplat.
LA TERZA
EVOLUZIONE (1983-1984)
Dopo il grande successo
ottenuto dal suo cavallo di battaglia la Cagiva decide di presentare una nuova
gamma di modelli con il nome di ALETTA (ALA per le cilindrate maggiori), nome
già usato in precedenza per i modelli Aermacchi. Il nuovo restyling segnava
l'abbandono dello stile Harley Davidson a favore di quella categoria di
motociclette denominate Enduro che stava conquistando il nuovo favore del
pubblico. Iniziavano così i tempi della mitica Aletta Rossa altro oggetto di
grande successo della Casa.
In questa fase l'SST mantenne sostanzialmente
le sue caratteristiche di moto stradale, praticamente sempre con il vecchio
motore HD. Il modello venne denominato Cagiva Aletta SST 125 il cui numero di
matricola iniziale era 6F-121025 e presentava diversi ammodernamenti fra i
quali: il cupolino, un nuovo quadro strumenti con l'aggiunta di diverse spie
(olio, folle, riserva benzina), modifica del fanale posteriore e del suo
supporto. Le inconfondibili strisce vennero abbandonate e sostituite con un
disegno che ne ricordava la forma. La scritta "Cagiva" sul serbatoio
era in rilievo. Per installare la spia del folle fu necessaria una piccola
modifica al motore: all'interno del carter sinistro è stato messo un
interruttore che toccava la camma del cambio. L'Aletta SST veniva prodotta
esclusivamente con le ruote in lega, argentate o dorate. L'Aletta SST 125 fu
affiancata da una stravagante versione: l'SST 125 C un custom meglio conosciuto
come Cagiva Low Rider. Il modello aveva ruote a raggi di serie, sella
sdoppiata, manubrio a corna di bue e parafanghi cromati. Il telaio ed il motore
erano identici a quelli della sua consorella.
LA FINE DELL'SST (1984)
La Cagiva, a partire dalla
gamma Aletta e Ala aveva capito in quale direzione si stava muovendo il
mercato, sia andando incontro alle esigenze del pubblico sia reggendo l'agguerrita
concorrenza delle Case italiane ed estere. Il pubblico, soprattutto quello
giovanile, si stava orientando sul più versatile enduro e su modelli con motori
sempre più moderni. I motori HD erano ormai obsoleti. Negli ultimi mesi di
produzione la Cagiva fece un restyling della SST non del tutto convincente:
l'Aletta SST 125 fu ribattezzata ALETTA OFFICIAL, non cambiò nulla, eccetto la
carrozzeria bicolore e la sella colorata, di solito verde oliva o nocciola. Le
adesive scomparvero e ne fu lasciata solo una sui cofanetti destro e sinistro a
ricordare il nome del modello. D'altronde la Cagiva stava già puntando tutto
sulla nuova motocicletta stradale che avrebbe soppiantato l'SST, ossia l'Aletta
Electra. L'SST aveva ormai fatto la sua parte e la sua produzione fu
abbandonata dopo quasi 10 anni di successi.
MOTORE SX
Il motore dell'SST deriva da
un motore di tipo SX del 1971 che equipaggiava i precedenti modelli Aermacchi
HD fra i quali Z90, X90, SX125, SS125. Nel corso degli anni ha subito modifiche
per adattarlo sui vari modelli come l'aggiunta di ulteriore attacco al telaio
per il 125. Il motore reca una matricola identificativa che si trova stampata
in prossimità dell'aggancio posteriore. Sul carter sinistro è stampata la
scritta CAGIVA SX, mentre sul carter destro vi è stampata la matricola vera e
propria.
Essa ha il seguente formato:
Y yyxxxxx
dove Y è una lettera fissa che
sta per "year", yy indica le ultime due cifre dell'anno di
costruzione e xxxxx è il numero di unità prodotte in quell'anno. Ad esempio Y
8302603 indica il motore n. 02603 prodotto nell'anno 1983.
(fonte: http://sst125.altervista.org/history.html)